Bruna Spagnuolo e le sue opere inedite

©by Bruna Spagnuolo

 

GL'INEDITI, CHE COMPARIRANNO IN QUESTA SEDE, VARIERANNO NEL TEMPO.

L'inedito (i. e. unpublished) attuale è:

SOUR ROAST FIGS1

(Alias whose kin is the Muslim)

Sintesi e anamnesi vicina e lontana dell’inedito "Fichi acerbi arrostiti":

Peregrinando tra latitudini e culture può accadere di imbattersi in eventi e personaggi che restano impigliati negli occhi, nella mente e nella “penna” . È ciò che è accaduto con questo libro nato in Nigeria tra pratiche magiche più o meno note e riti occulti sconosciuti a buona parte del mondo, tra orrori, grandi verità e saggezze antiche.

Questa storia è stata carpita in mezzo a grandezze, miserie e tragedie della realtà nigeriana e internazionale, con uno spiraglio aperto sull’immensità e sul limite della maternità e della paternità e sull’importanza delle atmosfere e del calore nelle famiglie.

La pulsione delle vicende narrate affonda nei complessi aspetti delle relazioni umane e nella speranza vista come punto d’incontro tra caducità e immensità.

La protagonista di questo libro, attraverso drammi, sofferenze, pericoli e macabre scoperte, atterra sul pianeta fede, ove trova forza e illuminazione sufficienti a realizzare il piano che Dio ha su di lei.

La fine di questa storia (spostata in avanti rispetto al tempo reale e narrata al passato) vuole essere come un dipinto, visto da una dimensione futura già passata, che possa dare alla speranza gambe su cui camminare e ali su cui volare.

L’inevitabile pathos compreso nei dolorosi fatti reali raccontati fa parte del non poter evadere dal proprio tempo e del doverlo tramandare con le cose buone che lo caratterizzano, con le ombre che minacciano l'umanità, con la cultura delle generazioni passate e con le speranze di quelle future.

Ciò rientra nel non poter scindere i fonemi dai semantemi intrisi dei pensieri in viaggio dal passato verso il presente e dal presente verso il futuro.

Il dolore e l'elegia racchiusi nel sentire errante dell'umanità sono“personaggi” veri come acqua di fontana; non hanno bisogno di prendere le distanze dalla retorica o dal contrario di essa e si ritraggono soltanto davanti alle mistificazioni-cosmesi avulse dalla fratellanza e dalla pace.

Questo libro è dedicato a Cristiani, Mussulmani e genti di ogni razza e cultura, compresi nello stesso abbraccio dell’amore universale.

 

 

DESCRIPTION
DESCRIZIONE

Sour roast figs (alias, Whose Kin is the Muslim) is a new conception 200 pages fiction-book. For the composite faceting of its contents, it is at the same time a dossier of completely unknown news, a book of travels, an assay and a novel. Its dialogues have the function choral songs have in an ancient Greek comedy and colours have in a Renaissance painting: complete and frame the novel and divide it into structural and content pyramidal layers. The narrating voice “cadenza” breaks twelve times, outlining chapter-units. Each one of them has, as guide-Mentor, an initial aphorism, extrapolated from the text following. In its content wholeness, the story is shaped into three parts, which become dwellings of the relative chapters without proportion or chronology.

The initial part comprises true apparently ‘casual’ shots, in which Ginevra’s daily life outlines peculiar aspects of her familiar-work-metropolitan-social ambient. In this part all the ‘seeds’ of the story’s future development are being scattered in an extensive way: the global characteristics and the inner-private feelings accompanying each character’s evolution from the beginning up to the end; the strongholds of the composite telling stretched towards a central point; the outlining of the context in which the story was born and in which will rise and roll towards its epilogue. This is the part comprising the bearing tension of the protagonist’s inner drama and of the suspense due to a secret shut in the subliminal awareness of her mind, where reason does not venture for fear of the catastrophic capacity of physical weariness that would come from it.     

The central part has resilient and ductile boundaries, entering both the initial and the final part with the due scions of seams. It sprouts with a safari in a faraway village and with the implications of research, knowledge and catharsis linked to it. It blooms with the coming back from the safari and with the explosion of the protagonist’s and the other characters’ spiritual tension, through a familiar drama which becomes access key to the hidden ways of the mind, of the psyche and of embryo dreams.

The final part starts in full story, blooms and almost paws towards the ripeness of unpredictable and touching outfalls sinking their roots in imperishable values among apparent realities all to be decoded. The end appears as a pearl rolling out from somewhere suddenly, unexpected but not feared, clad in atmospheres which are a balm to indomitable souls.

Fichi acerbi arrostiti (Alias, Whose kin is the Muslim) è un libro di nuova concezione. Per la sfaccetatura composita del suo contenuto, è contemporaneamente dossier di notizie completamente inedite,  libro di viaggi, saggio e romanzo. I dialoghi in esso contenuti hanno  la funzione dei canti corali hanno (e dei colori in un dipinto rinascimentale), completano e incorniciano il romanzo e lo suddividono in strati piramidali strutturali e contenutistici. La cadenza della voce narrante si spezza dodici volte, delineando unità- capitoli. Ognuno di essi ha come mentore-guida un aforisma iniziale, estrapolato comunque dal testo successivo. Nella sua globalità contenutistica, la storia si compone di tre parti, che si fanno dimora dei vari capitoli relativi senza alcun criterio proporzionale o cronologico.

La parte iniziale comprende vere e proprie zummate apparentemente ‘casuali’, in cui la vita quotidiana di Ginevra delinea gli aspetti peculiari dell’ambiente familiare, lavorativo, metropolitano e sociale. In questa parte, tutti i ‘semi’ dello sviluppo futuro della storia vera e propria vengono messi a dimora in maniera estensiva e quasi esaustiva: le caratteristiche globali e il sentire intimistico e privato che accompagneranno lo sviluppo di ogni personaggio dall’inizio alla fine, i capisaldi della narrazione composita tesa verso un punto centrale, la carratterizzazione degli ambienti in cui la storia nasce e in cui lieviterà e rotolerà verso l’epilogo. È  questa la parte che comprende la tensione portante del drammma interiore della protagonista e della suspense di un segreto chiuso nella consapevolezza subliminale della sua mente, là dove la ragione non osa avventurarsi per paura della portata catastrofica del malessere fisico che ne deriverebbe. 

   La parte centrale ha confini elastici e duttili, che entrano nella parte iniziale e in quella finale con le giuste talee di cucitura. Germoglia con un safari (nel senso swahili del termine, cioè del viaggio) in un villaggio sperduto e con le implicazioni di ricerca, conoscenza e catarsi ad esso legate. Sboccia con il ritorno dal safari e con la tensione spirituale della protagonista e dei personaggi secondari, attraverso un dramma familiare che si trasforma in chiave di accesso alle vie nascoste della mente, della psiche e dei sogni in embrione che potranno vedere la luce soltanto nella parte finale.

La parte finale inizia in piena storia, fiorisce e quasi scalpita verso la maturazione di sbocchi imprevedibili e disarmanti, che affondano le radici nella ricerca di valori imperituri tra realtà apparenti tutte da decodificare. La fine appare come una perla che rotoli fuori da qualche parte all’improvviso, inattesa ma non paventata, vestita di atmosfere che sono balsamo per gli spiriti indomiti.  

-Content-

Sour roast figs (alias, Whose kin is the Muslim) is the story of a ‘white’ woman, Ginevra, and of her working-family-sentimental and human life in ‘black’ Africa (in the KadunaState and in the homonymous town, in Nigeria). The main character’s life travels on two main rail-ways: the working ambient and the working woman’s (mother-wife in an African town of a NigerianState) feelings and experiences. The first moves among the paradoxes linked to the local government system interwoven with complex bureaucratic mazes, twisted around corruption and leading to shallow mechanisms ramifying everywhere. The second leans against the strategies of the body-heart-mind survival and rests under the shade of an ever lingering deep mysticism.

   Ginevra’s steps move in the micro and macro ambient, bumping often in some practices of the underground African social life and getting entangled in some tribal secrets not devoid of horrors. Generous, unselfish, loyal and strong nature characterizes thoughts and actions of this sui generis female character as an anchor, when sentimental life collapses on her, like a lead sky, and crumbles family steadiness. The spores of re-birth and of an unpredictable new life reside in the advancing of the third millennium. The ‘equipment’ of other characters, with various importance-chronology, helps enriching and better defining the ambient which is the main character’s life-theatre. The minute descriptive richness creates lyric ‘strokes of brush’ embedding the action in a live and palpitating environment. This book contains the notification of uncomfortable truths hidden from the world.

    The main character, Ginevra, daily compares the ‘white’ and ‘black’ Africa of her working and private reality. Her brilliant young daughter, Arianna, filters through her attentive eyes whatever she perceives about familiar, local and world-wide reality, causing dialogues like open windows and giving judgements that induce reflection in  her parents. The images Arianna picks from the daily world news and stores in her subconscious become large spectrum semantics and go to embed themselves in the complex delicate social ‘globalized’equilibriums . War, slaughters, terrorism and various up to date news, seen through this exceptionally gifted  teenager’s eyes, offer perspectives which may not agree with those of other people but which surely offer ground for reflection.

   The specific latitude, in which events fit in, leads Ginevra through tragic experiences, like a tunny-massacre, and shows her some disturbing aspects of the atavic African culture and of some ‘stray’ concepts of magic. Ginevra’s nationality’s ancient wisdom comes across the one of her adopted African nationality. Both cultures , mitigated by Ginevra’s broad spiritual horizon, confront themselves and come to terms with the subtle duzzlements of the more or less proclaimed or masked racial prejudices. In the mother-daughter relation, though harmonious and nice, inserts itself the unavoidable generational uneasiness linked also to ‘rubbish TV’ and to the many reality shows, which, monkeying a cosmetic and false reality, end up altering and deteriorating the true one. The generational gap, though, in this book, plays the role of a searcher of values that sit like embers under ashes and that do not fear authentic and true feelings.

   Local and other latitudes tragedies and slaughters, photographed by the main Character’s teenager daughter’s eyes, shine and bear the footprint of her young judgement positive and bewildered. Africa, doubles all human and landscapes characters and all their manifestations. The narrated places’ geographical characteristics disclose themselves in a complete 'identikit'.

   The implicit and explicit  implications of local or urbi et orbi satellite-imported and exported paradoxes, overbearance, cruelty, blunt ‘goodism’, blindness, differences and devaluation of human life and of its values are a dossier-accusation in the uncorrupted-impartial eyes of the teenager Arianna, daughter of the main character. In the centre of the novel, the journey-safary stands like a story in the story and like a descriptive coffer of completely mysterious and unknown customs disclosed to Ginevra and Arianna for affection and friendship and like the ‘cleansing’ ritual and other mysterious and suggestive rituals unknown to the world. That safary is ‘an all to itself dimension’, rich in knowledge and experiences that have a colourful and scenographic dimension of their own. It is a never ending discovery of a creative alimentary diet. It is a discovery of choral ceremonials related to private and public social life, to the administration of tribal justice and to sacrifices and funereal rituals, but it is also a discovery of the shadows harboured by a fearful and brutal primitivism. The pages on the wedding rituals, with the discovery of the various secret halt-ceremonies, represent a precious ‘document’. 

   In those pages, together with unknown atavic secrets, find room the drums’ primordial rhythms, the sad mysticism of a rudimental instrument, the ritual songs nowhere else heard, the unforeseen events, the suspense, the primeval-sensual-exploding dances. Africa of this dimension is made of unknown food, mysterious elixir, magic practices built between good and evil and intuitions of a wisdom that never allows anyone to imprison it neither among African borders nor among other borders. It is made also, alas, of shock-truths that never came out the forests and the villages, and of African practices used in towns against some shops’ and restaurants’ clients. 

   Ginevra and Arianna come back from that safary taking along the knowledge of gestures and culture of that place and the memory of unimaginable sorceries and of their unpredictable effects , together with the unconfessed awareness that ignorance may give birth to exaggeration forms and aberrations difficult to control. From that point on, events precipitate, primed by a family tragedy. The rest happens unpredictably and almost by inertia, twisting around the new years that third millennium donates to Nigeria and to the rest of the world.


 

Contenuti

Fichi acerbi arrostiti (Alias Whose kin is the Muslim) è la storia di una donna ‘bianca’ e della sua vita lavorativa, familiare, sentimentale e umana nell’Africa ‘nera’ (nel Kaduna State e nella città di kaduna- in Nigeria). La vita della protagonista viaggia su due binari principali: quello del suo ambiente lavorativo e quello della sua vita di donna in carriera, madre, moglie in una città africana di uno Stato nigeriano. Il primo si muove tra i paradossi connessi al sistema governativo locale intessuto di dedali burocratici complessi, attorcigliati attorno alla corruzione e riconducenti a meccanismi meschini poco edificanti capillarmente ramificati. Il secondo poggia sulle strategie della sopravvivenza spicciola del corpo, del cuore e della mente e riposa all’ombra di un profondo senso mistico sempre aleggiante. I passi della protagonista si muovono nel micro e nel macro-ambiente, rimanendo spesso impigliati nelle pratiche sommerse della vita sociale africana e in alcuni suoi segreti tribali non avulsi da orrori. La natura generosa, altruistica, leale e tenace caratterizza pensieri e azioni di questo personaggio femminile sui generis e le fa da ancora, quando la vita sentimentale le crolla addosso come un cielo di piombo e frantuma la stabilità familiare. Le spore della rinascita e di un’imprevedibile vita nuova risiedono nelle sorprese dell’avanzare del terzo millennio.  

Il “corredo” di personaggi-altri, con varie cronologie-importanza, serve ad arricchire e a meglio definire l’ambiente che è teatro di vita della protagonista. Il bagaglio descrittivo minuzioso è il mezzo per creare le pennellate  liriche necessarie a un’ambientazione viva e palpitante.

Questo libro contiene la denuncia di verità scomode tenute sotto silenzio e nascoste al mondo.

La protagonista, Ginevra, mette quotidianamente a confronto l’Africa ‘bianca’ e l’Africa ‘nera’ della sua realtà lavorativa e privata quotidiana. La sua geniale giovanissima figlia, Arianna, filtra attraverso il suo sguardo attento ciò che percepisce della realtà familiare, locale e mondiale, provocando dei dialoghi che sono veri e propri spaccati-finestre aperti sul mondo e giudizi adolescenziali che fanno riflettere e lasciano perplessi. Le immagini che Arianna preleva dai notiziari internazionali e che stiva nella sua psiche si trasformano in una semantica a largo spettro e vanno ad incastonarsi nel complicato quadro dei delicati equilibri sociali ormai globalizzati. Guerre, stragi, terrorismo e varie notizie di attualità, viste attraverso gli occhi di questa adolescente eccezionale, offrono prospettive commoventi di riflessione .

La latitudine particolare in cui la vicenda è ambientata porta la protagonista principale, Ginevra, ad attraversare eventi tragici e gravi, come una terrificante mattanza, e ad esperimentare risvolti inquietanti della cultura atavica africana e di alcuni aspetti di essa fuorviati dal male-inteso concetto di magia e dai tentacoli criminosi d’oltre confine.

Le antiche saggezze della nazionalità di appartenenza di Ginevra s’incrociano con quelle della nazionalità africana di adozione. Entrambe le culture, mitigate dal vasto orizzonte spirituale di Ginevra, si confrontano e fanno i conti con gli abbagli sottili dei più o meno conclamati o larvati pregiudizi razziali.

Nel rapporto madre-figlia, pur armonioso e bello, s’inserisce il disagio generazionale inevitabile legato anche alla TV-spazzatura e ai molti reality, che scimmiottando una realtà cosmetica e finta, finiscono per alterare e deteriorare quella vera. Il divario generazionale, però, in questo libro, gioca il ruolo del cercatore di valori che covino come braci sotto la cenere e che non abbiano paura del sentire autentico e vero.

Le tragedie e i massacri del luogo e di altre latitudini, fotografati dallo sguardo adolescente della figlia della protagonista, traspaiono e portano l’impronta del suo giudizio in erba serio e sbalordito. L’Africa, fa da controfigura a tutti i personaggi umani e paesaggistici e a tutte le loro manifestazioni.

Le caratteristiche dei luoghi narrati si manifestano in un identik completo (a 360 gradi).

Le implicazioni implicite ed esplicite dei paradossi locali o urbi et orbi importati ed esportati via satellite, delle prepotenze, delle crudeltà, del buonismo ottuso, delle cecità e delle differenze e delle svalutazioni della vita umana e dei suoi valori si fanno dossier-accusa nello sguardo imparziale e incorrotto dell’adolescente Arianna, figlia della protagonista.

Al centro del romanzo, il viaggio-safari si pone come storia nella storia e come scrigno descrittivo di usanze completamente inedite, misteriose, suggestive e ignote al mondo. Quel safari è una dimensione a sé stante, ricca di sapere e di esperienze che hanno una loro dimensione colorita e scenografica. È una scoperta continua di vere e proprie meraviglie di un’alimentazione straordinariamente creativa, di cerimoniali corali relativi alla vita pubblica e privata e all’amministrazione della giustizia tribale, di riti sacrificali e funebri, di ombre di un primitivismo spaventoso e brutale.

Le pagine sul rito nuziale, con la scoperta delle varie tappe-celebrazioni segrete, rappresentano un documento prezioso. In esso sono racchiusi, insieme ai segreti atavici sconosciuti, i ritmi primordiali dei tamburi, il misticismo mesto di un rudimentale strumento a corda, i canti rituali mai uditi, i colpi di scena, la suspense, le danze selvagge, sensuali e parossistiche. L’Africa di questa dimensione è fatta di cibi sconosciuti, di elisir misteriosi, di pratiche sciamaniche erte tra il bene e il male e di intuizioni di una saggezza che non si lascia racchiudere entro i confini africani né entro altri confini… È fatta anche, ahimé, di verità-shock mai uscite dalle foreste e dai villaggi e di rivelazioni terrificanti riguardanti luoghi precisi ben individuati e pratiche usate nelle città a danno di clienti di alcuni negozi e ristoranti.

Ginevra e Arianna tornano da quel viaggio portando con sé la conoscenza dei gesti e della cultura di quel luogo e il ricordo di sortilegi inimmaginabili e dei loro effetti imprevedibili, insieme alla inconfessata consapevolezza che l’ignoranza può partorire forme di esagerazioni e di aberrazioni difficili da controllare.

Gli eventi, da quel punto in poi, precipitano e quasi esplodono, come bombe innescate da una tragedia familiare. Il tutto accade imprevedibilmente e si evolve quasi per inerzia, sfociando in un epilogo che si avvolge attorno agli anni nuovi del terzo millennio Nigeriano e mondiale.

 

 

 

 

-Pros and cons-

Sour roast figs (Alias Whose kin is the Muslim) contains true revelations, with the quotation of misdeeds and of places, but also the evidence of the atavic Nigeria wary and wise. This book is mother country to the contrasts and paradoxes filtered through the characters’ feelings; comparison between primeval and metropolitan life, between prehistory and the beginning of the third millennium; balance of positive and negative figures done by Arianna’s innocent eyes . It is also place-bewilderment for creeping racism shamelessly exploited by greed-tentacles. In this literary work, limits-contrasts (either tribal, religious or ideological) and uncomfortable truths are being overcome by values that prescind from shallow ‘uses-abuses’ and that are embodied by the altruistic and industrious lives ready to do gigantic efforts in order to build the against-time dams and embank the multiple-preponderant dissoluteness.

   This book reveals some uncomfortable and impopular opinions and the values of the misunderstood uneven straggles of the don Quixotes against the wind mills, of the Davids against the Goliaths, of the mosquitoes against the elephants, but it does it with mild peacefulness and with constructive spirit.

   It also challenges the literary criteria dictating that contemporary events should not be made object of novels, because still devoid of the decantation propaedeutical to history’s ‘sieve’.

   It is a book uncomfortable to Africa, because discloses to the world the frightening underground practices which do not spare innocence.

   Dulcis in fundo, it is a book uncomfortable to the publishing world, because it dares abate all barriers and materialize a strange work-many works in one.

I don’t know, very simply and honestly, if this sui generis book, abating many a barrier, will find brave promoters and will see the opening of the publishing world. I know only that it is different from all the rest of my work and that it was born almost without my permission, just as it is, with its specific characteristics, like a child a mother gives birth to without having any choice. Beauty and ugliness have auto-proposed themselves and auto-settled in the book as part of its environment anatomy. The old wizened village chief, who saves Ginevra and honours her with glimpses-materializations of his ancient wisdom, says: “The world needs immense throngs singing with good and for good, etc. ”.

   I wish this book sang with Good and for Good (being an untiring mirror to it).


 

I pro e i contro

FICHI ACERBI ARROSTITI (Alias Whose kin is the Muslim) contiene rivelazioni vere, con la citazione dei misfatti e dei luoghi, ma anche la testimonianza della Nigeria atavica avveduta e saggia. È patria di contrasti e paradossi filtrati attraverso le sensazioni dei personaggi; confronto tra la vita primitiva e la vita metropolitana, tra la preistoria e l’inizio del terzo millennio; bilancio dei calcoli attivi e passivi operato dagli occhi innocenti di Arianna; luogo-sbalordimento per il razzismo strisciante sfruttato senza vergogna dai tentacoli-consumismo.

I limiti-contrasti  (tribali – religiosi – ideologici) e le verità scomode vengono superati da valori che prescindono da usi e abusi di bassa lega e che sono incarnati dalle vite altruiste e laboriose pronte a fare sforzi immani per costruire dighe controtempo e arginare dissolutezze plurime preponderanti.

Questo libro svela i pareri scomodi e impopolari (vedi alcuni dialoghi in cui l’adolescente esprime sconcerto per il trapianto degli organi, a causa di cui gli esseri umani forniscono e ricevono “pezzi di ricambio”) e i valori incompresi delle lotte impari dei Don Chisciotte contro i mulini a vento, dei Davide contro i Golia, delle zanzare contro gli elefanti, ma lo fa con pacatezza mite e con spirito costruttivo e pacifico.

Sfida i criteri letterari secondo i quali gli eventi contemporanei non andrebbero mai riportati, poiché ancora privi della decantazione propedeutica al vaglio della storia. È un libro scomodo per l’Africa, perché apre al mondo le pratiche underground spaventose che non risparmiano l’innocenza e che si accaniscono sui bambini.

Dulcis in fundo, questo è  un  libro scomodo per l’editoria, perché osa abbattere tutte le barriere e materializzare una strana opera-molte opere in una.

Non so, molto semplicemente e onestamente, se questo libro sui generis, che abbatte parecchie barriere, troverà promotori coraggiosi pronti al nuovo e si vedrà aprire la porta dell’editoria mondiale. So soltanto che è nato mio malgrado, con tutte le caratteristiche che ha, come un figlio che una madre dà alla luce e che non sceglie. Le cose in esso contenute hanno trovato collocazione quasi a mia insaputa. Il bello e il brutto si sono autoproposti e autoinseriti, come parte dell’anatomia ambientale e della fisionomia globale del contenuto.

Il vecchio capo ossuto e incartapecorito, che salva Ginevra e la onora con sprazzi-materializzazioni della sua sapienza antica, dice: “Il mondo ha bisogno di folle immense che cantino con il bene e per il bene, ecc. ”. Mi auguro che questo libro canti con il Bene e per il Bene (e che del bene si faccia specchio instancabile e buono).

 

1-The book has been deposited at S.I.A.E.

_synopsis_

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